Questo articolo nasce dalla nostra esperienza maturata, con il Rebirthing dal 1992 ad oggi, e grazie a tutte le altre metodologie acquisite e insegnate, seguendo moltissimi genitori. Persone di ogni tipo, aiutando gli adulti a “rinascere”, lavorando sul superamento del trauma di nascita e contemporaneamente lavorando sull’ecologia della nascita. Lo scopo è di accompagnare i futuri genitori ad un concepimento, alla nascita e alla crescita dei propri figli in modo naturale e amorevole.
Noi stessi abbiamo vissuto questa magnifica esperienza, concependo, facendo nascere e crescendo nostro figlio confortati e sostenuti da questi studi. Questi ci hanno permesso di evitare gli errori commessi dai nostri genitori e di dare a lui tutte le cose importanti e necessarie.
L’argomento nascita, per noi riguarda tutto il periodo che va dal concepimento sino al primo anno di vita ed oltre, che nel Rebirthing viene denominato “scenario di nascita”. Per noi è davvero significativo affrontare e insegnare questo tipo di lavoro, perché vuol dire aiutare i futuri nascituri.
Come dice Peter Levine , non è necessario, anzi è controproducente parlare e analizzare nei dettagli gli stessi traumi per anni. Noi proponiamo un lavoro equilibrato e troviamo strano che la maggior parte delle persone non sappiano in che modo sono venute al mondo.
Sappiamo che il modo in cui abbiamo vissuto quei primi periodi della nostra vita, inciderà su come ci muoveremo nel mondo e come vivremo le nostre relazioni.
Nella nostra Scuola , oltre che nella nostra vita, crediamo nella corretta educazione nei confronti del nascituro, sin dalla fase di concepimento. L’intenzione di questo testo è di riprendere contatto con l’amore e il profondo rispetto che è giusto comunicare al neonato sin dai primi momenti della sua esistenza.
Vedremo come una sana attenzione, dei genitori e delle ostetriche, è stata purtroppo spesso sostituita da un’eccessiva “ospedalizzazione”. Ciò nasconde paure, ignoranza o concetti ereditati dalla propria famiglia o da condizionamenti sociali.
Quelle che seguono sono testimonianze provenienti da diversi ambiti e culture. Rappresentano al meglio il senso di ciò che per noi significa dare attenzione e valore a un periodo così importante, come quello legato alla nascita. Ci avvarremo del parere di esperti, di medici e scienziati che all’argomento hanno dedicato una vita di ricerca.
“C’è una tribù in Africa Orientale in cui l’arte della relazione profonda è nutrita anche prima della nascita.
In questa tribù la data di nascita di un figlio non è il giorno effettivo della sua nascita né il giorno del concepimento, come in altri villaggi.
Per questa tribù la data di nascita è la prima volta che il figlio è un pensiero nella mente della mamma.
Consapevole della sua intenzione di concepire un bambino con un particolare padre, la mamma va a sedere da sola sotto un albero. Lì si siede e ascolta fino a quando può sentire la canzone del bambino che spera di concepire.
Una volta che l’ha sentita, torna al villaggio e la insegna al padre in modo che possano cantarla insieme mentre fanno l’amore invitando il bambino a unirsi a loro. Dopo che il bambino è stato concepito, la mamma canta la canzone per il bambino che è nel suo grembo.
E poi la insegna alle donne anziane e alle ostetriche del villaggio. Durante il travaglio e al momento miracoloso della nascita, il bambino sarà accolto con la sua canzone.
Dopo la nascita tutti gli abitanti del villaggio imparano la canzone del loro nuovo membro e la cantano al bambino quando lui cade o si fa male.
La canzone è cantata nelle occasioni di trionfo, nei rituali e nelle iniziazioni.
Diventa poi parte della cerimonia del suo matrimonio. Alla fine della sua vita, i suoi cari si riuniranno attorno al letto di morte e canteranno questa canzone per l’ultima volta.”
J. Kornfield, 1996
Abbiamo incontrato il Dr Thomas Verny nel 1998; avevamo già avuto il piacere di studiare i suoi testi fin dagli anni ottanta. Ci avevano aperto un mondo e avevamo ricevuto degli stimoli importanti.
Conoscerlo è stata un’evidente conferma della serietà del suo lavoro.
Molti non si soffermano abbastanza sull’importanza che ha, per il bambino e per la mamma, il periodo di gestazione dei nove mesi che precedono il parto. Nel suo libro Vita segreta prima della nascita Thomas Verny ci aiuta a riflettere su tutti gli aspetti che riguardano questo periodo.
Anche i più moderni studi scientifici riconoscono ormai che, nel corso delle settimane che precedono il parto, il feto è tutt’altro che un essere inconsapevole o insensibile. Molti dei “ricordi” che lo porteranno poi a creare vere e proprie credenze si formano già in questo periodo.
Molti di questi condizionamenti dipendono da come la mamma decide di “comunicare” ciò che sta provando o sentendo all’essere che ha in grembo.
“”…in breve, quindi, benché siano importanti gli stress esterni affrontati dalla donna, è chiaro che la cosa più importante sono i sentimenti nei riguardi del figlio. I suoi pensieri e le sue sensazioni sono il materiale sul quale il nascituro si modella. Quando sono positivi e favorevoli, il bambino riesce a superare molto più facilmente qualsiasi situazione di difficoltà.”
E ancora:
“Ciò conduce a un’unica possibile conclusione: il legame dopo la nascita, che era sempre stato considerato come un fenomeno unico e insolito. In realtà è il prolungamento di un contatto che ha avuto inizio molto tempo prima, nell’utero”
Per queste motivazioni riteniamo importante lavorare con tutte quelle donne che desiderano migliorare il rapporto con se stesse prima di avere un figlio.
La vita, nemmeno durante la gravidanza, può essere vissuta sotto una cupola di vetro. E’ quindi chiaro che le esperienze e le emozioni possono essere molteplici e non sempre positive. Per questo è fondamentale aiutare la donna a conoscersi, ad amarsi, ad avere un buon rapporto con se stessa.
Questo può garantire un buon contatto con il proprio nascituro, imparando il modo di rassicurarlo anche quando le condizioni esterne non sono le più favorevoli. Tornare ad avere un buon rapporto con se stessi, conoscersi veramente come siamo, è l’obiettivo primario della nostra Scuola.
Uno dei primi, nel mondo occidentale, a comprendere il legame la nascita e l’influenza che questa aveva sui comportamenti successivi fu il medico francese Frédérik Leboyer. Con il suo libro “ Per una nascita senza violenza” indicò un nuovo atteggiamento nei confronti della nascita. Un ambiente calmo e adeguato il più possibile alle esigenze del bambino (quindi con ridottissimi elementi di disturbo quali luci intense, rumori forti e temperature estreme) permetteva che i neonati venissero al mondo in modo più sereno, rivoluzionando così la cultura del parto praticata sino in quel momento.
La nascita é un evento intenso e a volte, purtroppo, anche drammatico per il nascituro. Possiamo dire che la natura ha però preparato il bambino ad affrontarlo e a far sì che, con l’amore dei genitori, possa facilmente superarlo.
Sia la madre che il bambino hanno avuto nove mesi per prepararsi a un parto che si svolga il più tranquillamente possibile grazie ai flussi ormonali che sincronizzano le reciproche reazioni. Se non ci sono interferenze nelle fasi del processo, la nascita avviene naturalmente senza traumi né complicazioni, e di conseguenza non si svilupperanno blocchi di memorie traumatiche.
È fondamentale che il bambino resti con la madre finché non si è ripreso dalla fatica del parto e non si è ambientato. Il taglio del cordone ombelicale avverrà quando il bambino ha incominciato a respirare in autonomia, rispettando la gradualità del processo di movimento ed espansione dei polmoni. Inoltre è fondamentale che si lasci tempo alla madre e al figlio di re-instaurare il nuovo legame.
Il rispetto dei tempi naturali sia durante il travaglio e il parto, che nella fase immediatamente successiva, permetterà che il dolore fisico provato dalla madre non si trasformi in uno stimolo minaccioso per il bambino, con la successiva registrazione del trauma.
“Questo istante della nascita, è per il nascituro un momento di fragilità estrema: bisogna rispettarlo! Il bambino è tra due mondi: su una soglia.
Esita. Non fategli fretta. Non spingetelo. Lasciatelo entrare.
Che momento! Che cosa strana!
Questo esserino che non è più un feto e non è ancora un neonato.
Non è più dentro la madre, l’ha lasciata.
Eppure lei respira ancora per lui
È l’istante analogo a quello in cui l’uccello corre con le ali spiegate e poi di colpo, appoggiato sull’aria, volerà.
Quando si è staccato da terra, quando ha decollato?
Non si sa. Come non si sa dire quando la marea che sale comincia a ridiscendere.
Un momento ineffabile, impalpabile, il momento della nascita, quello in cui il bambino lascia la madre…
Questo momento fragile, impercettibile, voi, con le vostre mani rozze, non dovete toccarlo senza capire.
Lasciate stare il bambino. Lasciatelo fare. Voi siete degli zotici. Voi non capite più nulla dei misteri.
Il bambino viene dal mistero.
E sa.
Guardatelo, sta avvicinandosi alla riva. Le onde lo spingono ancora. Lo sollevano in alto sopra la rena.
E finalmente lo posano. Eccolo libero. E terrorizzato di esserlo. Non intervenite.
Lasciatelo stare. Lasciatelo fare. Lasciategli il tempo.
Il sole si alza forse di colpo?
Tra il giorno e la notte non indugia forse l’alba incerta, e la lenta maestosa gloria della aurora?
Lasciate alla nascita la sua lentezza e la sua gravità
Questo momento miracoloso che ci sfugge è come la fine del sonno: si dorme.
Eppure, di colpo, ci si rende conto: oh sto per svegliarmi. Si è tra due mondi”
Il medico Michel Odent ci fornisce una visione ampia di ciò di cui stiamo occupando: il concetto di salute primale.
La salute del “periodo primale”, può essere definita come la salute del periodo perinatale ; questo periodo va dal concepimento fino alla fine del primo anno di vita.
Per Odent, le modalità del concepimento, della gravidanza, del parto, dei primi istanti di vita del neonato, dell’allattamento e della interazione del bimbo con la madre, fino a circa il suo primo compleanno, hanno rilevanti effetti a lungo termine sull’equilibrio psico/fisico del bambino e, più tardi, dell’adulto.
Riprendendo e ampliando le tesi di Leboyer, Odent è un convinto sostenitore del parto naturale, in contrapposizione al crescente e non strettamente funzionale utilizzo del taglio cesareo; il tutto nella convinzione più vasta e profonda che riscoprire le origini animali dell’essere umano significa anche valorizzare i suoi istinti “ecologici” in favore della conservazione della specie umana, delle altre specie e, nella sua più ampia accezione, nel rispetto della natura.
Sottolinea, inoltre l’importanza del “cocktail di ormoni dell’amore”, quali l’ossitocina, la prolattina e le endorfine, che portano madre e figlio a cercare una stretta vicinanza tra di loro e contribuiscono alla formazione del legame di attaccamento, base di tutte le interazioni sociali del bambino e del futuro adulto.
Su queste basi offre valide idee a sostegno dell’adozione di una strategia culturale impostata sull’amore e utile per la sopravvivenza dell’uomo, una strategia che deve nascere e nutrirsi fin dal momento del concepimento.
L’anno scorso abbiamo avuto Willi Maurer ospite al nostro centro. Anche con lui ci siamo trovati subito in sintonia e ci sentiamo vicini per il lavoro che stiamo proponendo e che entrambi viviamo come una missione.
Willi ha condiviso con noi le sue ricerche: la medicalizzazione della nascita sta aumentando in tutto il mondo.
Il sapere teorico/scientifico conduce il personale ostetrico a voler controllare al massimo la gravidanza e il parto.
Per prevenire ogni rischio, a ogni situazione insicura si ricorre a esami e trattamenti medici. L’unico risultato statisticamente significativo del monitoraggio è l’aumento delle nascite con taglio cesareo, il cui costo può ammontare fino a quattro volte quello di un parto naturale.
Secondo un articolo apparso nel Il caffè del 18 novembre 2007, in Svizzera il numero dei tagli cesarei è passato dal 3,5 % (anni ’60/’70) al 29% (2004); Brasile 40%, Italia 35%, Olanda 13,5%.
Secondo AAM Terra Nuova, (numero 7/2001), nel 1999 in Italia la percentuale delle nascite con taglio cesareo è stata del 36,7 % (nel sud Italia attorno 50 %, in certe cliniche 90%).
Secondo l’ OMS, un tasso del cesareo superiore al 10-15% non è giustificabile.
Il Prof. Alfred Rockenschaub, ex-primario della clinica Ignaz-Semmelweis di Vienna considera addirittura che soltanto 1% delle nascite richiede davvero un taglio cesareo.
Lo ha potuto verificare nel corso della propria pratica professionale dal 1965 al 1985 su un totale di 45.000 nascite. Com’è possibile? Riducendo al massimo lo stress alle partorienti. Ridurre lo stress al momento del parto significa rinunciare a tutto ciò che potrebbe distrarre la futura madre da ciò che succede in lei.
Ha bisogno di un contatto indisturbato con se stessa (abbiamo già detto in precedenza che il rapporto con se stessa va nutrito già in precedenza e noi ci occupiamo direttamente di questo, dato che non si può improvvisare una buona autostima al momento del parto); di poter ascoltare e fidarsi del proprio corpo, di sentire, di rispettare e vedere rispettati i ritmi naturali che faranno che il bambino nasca al momento giusto.
I fattori di disturbo elencati sopra, sono inoltre fonte di complicazioni che rendono necessario un intervento medicalizzato. Quindi, più si controlla, maggiori sono i rischi.
Il fatto che storicamente, i dolori del parto sono considerati “normali”, fa si che molte persone non realizzino che la sofferenza potrebbe essere generata dallo stress creatosi attorno alla futura madre.
Oltre a interferire sull’equilibrio ormonale (endorfine, ossitocina, adrenalina) l’ossitocina sintetico, diverso da quello prodotto dall’organismo, iniettato per provocare il parto, dà luogo a contrazioni di gran lunga più dolorose di quelle naturali.
I dolori vengono preventivamente combattuti con l’anestesia epidurale , diventata la prassi negli ospedali. Sembra che le conseguenze “negative” non vengano considerati né dai medici, né dalle levatrici, né dalle stesse future madri.
Le possibili conseguenze sono: ritenzione urinaria, febbre, ipotensione, mal di testa, mal di schiena che possono persistere anche a un anno dall’intervento.
L’ipotensione che a volte si produce in travaglio come conseguenza dell’epidurale può ridurre l’ossigenazione fetale creando sofferenza e forse possibili disfunzioni neurologiche minori nel neonato.
Il grave danno causato dall’epidurale è quello di sottrarre il processo del parto alla fisiologia e di consegnarlo nelle mani della tecnologia medica, rendendo necessaria tutta una serie di altri interventi. Il monitoraggio continuo, la posizione distesa e immobile, l’uso di ulteriori farmaci per indurre contrazioni valide e accelerare il travaglio, che è rallentato proprio a causa dell’epidurale stessa.
Come conseguenza, con questo metodo di anestesia aumentano i parti indotti, operativi (con forcipe o ventosa) e raddoppiano i cesarei. Ma i danni dell’epidurale non si fermano al momento del parto. Vi sono ripercussioni anche sul bambino.
Come evidenziano le ricerche, molti bambini nati con epidurale presentano una disorganizzazione dei riflessi fondamentali di ricerca e suzione del seno.
Dopo la nascita non si mostrano attivi e non si orientano verso il capezzolo ma effettuano movimenti caotici o sono poco reattivi; la loro suzione spesso è meno valida e coordinata di quanto dovrebbe essere, e queste difficoltà di suzione possono persistere anche a un mese dal parto.
Si può facilmente capire come tale condizione, considerato lo scarso sostegno tecnico ed emotivo che ha la donna che allatta nella nostra società, sia più che sufficiente per pregiudicare il successo di molti allattamenti al seno, con una grave ricaduta sulla salute di bambini e madri che avevano scelto invece di allattare.
L’imprinting è un concetto elaborato da Konrad Lorenz fin dal 1937 e significa l’apprendimento istintivo caratteristico di una specie, che pare non derivare dall’esperienza individuale.
Lorenz infatti definì l’imprinting come « la fissazione di un istinto innato su un determinato oggetto », osservando che «nelle anatre selvatiche il processo di imprinting che ferma l’azione del seguire è ridotto a poche ore».
Proprio per essere circoscritto a una determinata fase di sviluppo e per la sua irrevocabilità l’imprinting si differenzia da altre forme d’apprendimento.
Quindi le conclusioni di Maurer e anche le nostre sono che:
L’abitudine del passato, ma purtroppo ancora ampiamente diffusa oggi, di separare il bebè dalla madre crea una prima esperienza vitale segnata da senso di abbandono, di carenza, impotenza, rabbia e odio.
Nella vita la persona portatrice di questo bagaglio rimosso, si sente attratta oppure crea situazioni che fanno sorgere tali vecchi sentimenti, e reagisce di conseguenza: con violenza per evitare di sperimentare nuovamente l’impotenza; con un consumo compensatorio per colmare il senso di carestia; con un eccessiva mobilità alla ricerca di quello gli manca (o di ciò che potrebbe compensarlo); con adesione a gruppi nazionalisti, dogmatici, razzisti per cercare l’appartenenza a tutti costi.
Le conseguenze di questi comportamenti sono disastrose per il nostro benessere e per l’ambiente. Da tutto questo si capisce quanto sia fondamentale liberarsi da tali traumi, ad esempio frequentando la nostra Scuola di Counseling Esperienziale e Relazionale , per poter essere d’aiuto a se stessi e di conseguenza agli altri.
Il momento della nascita e del periodo primale influenza quindi profondamente il modo in cui le persone vivranno la propria esistenza, l’apprendimento e le relazioni che intrecceranno.
Il ricordo della nascita, cioè il passaggio dal liquido amniotico all’aria e a un ambiente di eccezionali stimoli sonori, visivi e cinetici, e per di più di temperatura notevolmente inferiore a quella del corpo della madre, svolge un ruolo significativo nel modo in cui si percepisce il mondo, si apprende e si interagisce con gli altri.
Per nove mesi il bambino ha vissuto in un ambiente protetto dalle influenze esterne, caldo e confortevole, nella maggior parte dei casi, e l’intensa esperienza del passaggio da un ambiente all’altro lascia delle memorie indelebili che determineranno molti aspetti del comportamento futuro.
Trattandosi del primo contatto con il mondo esterno, e trattandosi di un’esperienza per molti aspetti faticosa e drammatica, molte delle paure, delle insicurezze e delle difficoltà che l’individuo incontra durante la propria vita possono essere ricondotte ai primi momenti di vita e alle condizioni in cui si è svolto il parto.
“Già durante e dopo una nascita dolorosa prendiamo le prime decisioni della nostra vita; queste hanno lo scopo di preservarci da ulteriori sofferenze, e continueranno ad attivarsi fino a quando non ne rielaboreremo la causa e la risultante tendenza a ‘evitare’”.
È importante riuscire a liberare l’energia legata al trauma di nascita poiché si tratta della prima memoria “bloccata” di una serie, collegata a sensazioni o esperienze specifiche e negative.
La prima memoria, infatti, crea una predisposizione del cervello a bloccare tutte le altre esperienze simili.
Purtroppo raramente il parto si svolge secondo i suoi meccanismi naturali, e questo accade per diverse ragioni. In alcuni casi l’ambiente esterno è poco accogliente o l’équipe medica poco sensibile, in altri emergono complicazioni. La causa può essere l’insorgere delle memorie di nascita della madre, che muta il proprio comportamento rispetto alla propria “programmazione” naturale.
Inoltre, l’accentuata sensibilità del neonato a cogliere i minimi segnali provenienti dall’esterno, poiché é nella delicatissima fase di passaggio da un ambiente interno a uno esterno. Pertanto ogni segnale raccolto costituisce una fonte di informazioni che crea una qualsiasi variazione nelle condizioni naturali di nascita.
Quando non si realizzano le condizioni per un parto naturale, il bambino è costretto a contare sulle proprie risorse in una situazione difficile, e il segno che tali circostanze lasciano su di lui è uno shock intenso al sistema nervoso e al cervello, che può provocare tensioni prolungate in diverse parti del sistema.
Durante la crescita, come abbiamo già visto in precedenza, tutto ciò si manifesta in modelli comportamentali particolari o in disturbi fisici ricorrenti, come vedremo in modo dettagliato di seguito nelle diverse tipologie di nascita.
Negli anni di esperienza maturati, seguendo centinaia di persone nel corso della loro crescita e trasformazione rispetto allo scenario di nascita, abbiamo potuto creare e arricchire la documentazione che segue, nata dallo spunto del libro di Sondra Ray e Bob Mandel Nascita e Personalità .
Verranno elencate 16 tipologie di nascita con le relative caratteristiche.
La relazione di una persona con la dimensione del tempo è determinata dalla lunghezza della sua nascita: il periodo della giornata corrispondente al momento della nascita può essere il momento più stressante.
I motivi per cui un bambino sceglie di nascere troppo presto o in ritardo possono essere: paura o sofferenza della madre, precedenti morti fetali o tentativi d’aborto, sentirsi non desiderati.
Nelle relazioni un prematuro tenderà a fare fretta al proprio partner o a prendersela comodo per compensare la mancanza di tempo che si è avuta nell’utero.
Persone nate in ritardo spesso si ritrovano in relazioni bloccate, rimandate, trattenute. I bambini che vengono messi in incubatrice hanno un doppio trauma di separazione, sentiranno la presenza di un muro tra sé e gli altri, si sentiranno fragili e inermi.
Queste persone tenderanno a trasformare la loro relazione in un’incubatrice e a dipendere da essa per la vita e per la morte.
Possono sentirsi intrusi; si sentono più avanti degli altri; si sentono immaturi nelle relazioni; Si sentono estremamente vulnerabili, insignificanti e sono spesso piccoli.
Chi è stato in incubatrice può sentirsi solo e separato, osservato e giudicato, avere paura del contatto fisico, e al tempo stesso averne un grande bisogno.
Chi ha avuto un travaglio lungo può sentirsi lento, frustrato e provare dolore.
Si sentono di essere una delusione, fanno aspettare tutti, fanno male agli altri e pensano che la vita è dura.
Per la maggior parte dei bambini non è un problema nascere velocemente, ma può esserlo per chi assiste. Questo li può portare a pensare “è sbagliato essere veloci” oppure “non sono pronti per me”.
Spesso diventano impazienti e hanno la sensazione di essere controllati.
Se il medico non è pronto, le infermiere possono dire alla madre di incrociare le gambe: questi bambini saranno molto arrabbiati e frustrati per essere stati trattenuti.
Nella vita e nella carriera si sentiranno spesso bloccati.
Nella relazioni si sentiranno ingabbiati e tenderanno a uscirne.
Nascita Veloce : si sentono spesso nervosi e di fretta, sentono che il partner li tiene sotto pressione; si sentono in colpa credendo di pestare i piedi agli altri; fanno tutto di fretta, sono pieni di energia e iperattivi.
Trovano facile fare tutto velocemente; desiderano andare veloci e i loro compagni non ce la fanno a star loro dietro.
Nascita trattenuta : aspettano finché le cose diventano paurose; sentono il bisogno di infrangere un muro di resistenza e non possono; si sentono inermi e non al sicuro nel loro corpo.
Nelle relazioni il loro compagno li trattiene, pensano “non posso avere ciò che voglio quando voglio” e “per impedire agli altri di respingermi devo lasciarli”.
Una nascita indotta si ha quando i medici o l’ostetrica somministrano dei farmaci per far iniziare artificialmente il travaglio, oppure per accelerare un travaglio che non produce spinte sufficienti.
Le persone nate in questo modo hanno spesso problemi a cominciare le cose e hanno spesso bisogno di essere indotti o spinti nelle cose che devono o vogliono fare.
Di solito covano un risentimento rimosso per aver dovuto cominciare la loro vita secondo i tempi degli altri.
Possono rifarsi ritirandosi dall’amore, dal sesso e dal mondo in generale. Nelle relazioni tenderanno a ritirarsi finché il loro partner non comincerà a spronarli, quindi coveranno risentimento e si negheranno.
Queste persone potranno essere molto produttive se verranno indotte in modo molto gentile, ma in generale tenderanno ad attirare delle persone che non saranno così pazienti e interpreteranno il ruolo dell’ostetrica.
Hanno in generale problemi col tempo; hanno la tendenza a sentirsi inermi e a pensare che il loro partner debba fare le cose per loro; hanno la tendenza a non scegliere nelle relazioni e a essere apatici.
Sentono che sono gli altri a fare le regole e si sentono intrappolati nelle relazioni e spesso pensano “non posso ottenere ciò che voglio”.
Chi nasce col parto cesareo non riesce a portare a termine le cose senza l’intervento degli altri.
Queste persone sentiranno di aver avuto il proprio progetto interrotto e da adulti cercheranno allo stesso tempo di fare le cose a modo loro e di ottenere l’aiuto degli altri, salvo poi risentirsene.
Pensano che avrebbero potuto farcela da soli, se solo gli altri non si fossero intromessi, ma non succede mai così e continueranno ad attrarre imprevedibili interruzioni sul loro cammino.
Saranno caratterizzati da conflitti e da cambi improvvisi di intenzioni, saranno spesso confusi (effetto dell’anestesia). Non avendo mai avuto, salvo rarissimi casi, il massaggio delle contrazioni materne, tenderanno ad avere bisogno di più coccole e contatto fisico.
In compenso, se riescono a superare il senso di colpa per avere la vita facile, avranno una spiccata propensione per trovare scorciatoie e modi più facili per riuscire in ogni cosa.
Si possono differenziare i cesarei programmati e i cesarei d’urgenza.
Soffrono di “sindrome da interruzione”; hanno spesso paura di coltelli e strumenti appuntiti, oppure li collezionano; non possono farcela da soli; si sentono manipolati e ne provano risentimento.
Hanno un grande bisogno di contatto fisico; spesso non sono diretti nelle loro comunicazioni; tendono a pensare di fare le cose nel modo sbagliato; sono facilmente confusi; hanno difficoltà a prendere decisioni.
È difficile per loro portare a termine le cose.
Il bambino assorbe tramite la placenta l’anestesia e i farmaci che vengono somministrati alla madre. Questo fa sì che nascano con scarsa vitalità e passino il resto della loro vita come in una nebbia.
Queste persone possono avere il problema di essere inconsapevoli nel lavoro e nelle relazioni, nonché nelle loro sessioni di respiro.
Spesso hanno problemi ad alzarsi presto al mattino, tenderanno ad usare molti farmaci o anche a drogarsi o a creare la necessità di interventi chirurgici per rivivere l’esperienza dell’anestesia.
Nelle relazioni tenderanno a smorzare la loro vitalità, a non sentirsi in contatto, a sopprimere i propri sentimenti e a sentirsi emozionalmente freddi.
Sbadigliano molto; vivono le relazioni in uno stato di incoscienza; nelle relazioni sostegno equivale spesso a soffocamento.
Fanno fatica a mettere a fuoco le situazioni; si sentono sbagliati e separati; accusano una “mancanza di spazio”.
Sopprimono le emozioni.
Chi è nato col forcipe ha avuto la testa compressa e tirata per uscire dall’utero; hanno spesso mal di testa cronici.
Non hanno fiducia dell’aiuto degli altri, dato che l’aiuto della nascita è stato doloroso, e preferiscono fare da soli.
Tendono a ricreare la situazione di essere bloccati e di attrarre qualcuno che li salvi all’ultimo minuto. Tendono a dare messaggi ambivalenti del tipo: “posso farcela da solo, a modo mio”, “qualunque cosa faccia non è mai abbastanza” e “non ce la faccio da solo, ho bisogno di aiuto”.
Chi è nato col forcipe ha spesso orrore di essere manipolato e tenderà a tenere tutto sotto controllo.
Hanno paura del dolore e pensano che il piacere porti al dolore e spesso si sentono “tirati” fuori o dentro nelle situazioni.
Hanno paura di non farcela da soli. Sentono la propria testa separata dal corpo e dai sentimenti.
Detestano essere controllati e manipolati; si sentono a loro agio tenendo tutto sotto controllo; temono il dolore e pensano che il piacere si trasformi in sofferenza.
Pensano di dovercela fare da soli e che per quanto facciano “non è mai abbastanza”; si sentono indegni o di avere qualcosa che non va.
Hanno paura del contatto fisico.
Sono coloro che si presentano nel canale del parto con i piedi o col sedere.
Questo avviene perché il bambino ha paura di qualche cosa che sente all’esterno e vuole tornare indietro.
Siccome questa nascita è molto dolorosa per la madre, queste persone hanno un forte senso di colpa e pensano di provocare dolore agli altri, specialmente alle donne.
I podalici in genere tendono a complicarsi la vita, a lottare molto più del necessario, a fare le cose al contrario.
Pensano che il piacere sia seguito dal dolore.
Nelle relazioni, i podalici tendono a far del male al partner e a sentirsi terribilmente in colpa per questo.
Pensano di fare le cose in modo sbagliato, si sentono sbagliati e questo li trattiene dall’esprimersi. Spesso odiano completare le cose e non sanno cosa vogliono dopo.
Nelle relazioni spesso si “capovolgono” quando queste diventano troppo intime.
Hanno sempre a che fare con paura e disperazione e sentono di dover lottare per sopravvivere.
Entrano nelle relazioni e poi lottano per uscirne. Si lamentano di non sapere in che direzione andare.
Se c’è stato un tentativo del medico di girarli dall’esterno, avranno resistenze a permettere agli altri di cambiarli e tuttavia li sfideranno a farlo.
Sentono di fare le cose in modo sbagliato; odiano portare a termine le cose; hanno paura di essere sbagliati e questo gli impedisce di parlare chiaro; le loro relazioni sono all’insegna della lotta.
Prendono le distanze quando la relazione diventa troppo intima; notano che il piacere è seguito dal dolore; hanno paura di ferire gli altri; devono fare i conti con la paura e la disperazione e lottano per la sopravvivenza.
I bambini nati di grosse dimensioni possono aver assimilato, dalla loro nascita, frasi tipo “…ma che bel bambinone”, “ma non è troppo grosso?”, “sembra più grande della sua età”.
Da adulti la tendenza sarà quella di dover dimostrare sempre di più, che ogni sforzo sarà faticoso e vano, che non è mai abbastanza.
Se alla nascita le proprie dimensioni hanno provocato danni e lacerazioni alla mamma, la sensazione sarà quella di essere pericoloso nelle relazioni e di troppo per gli altri.
Sarà sufficiente una leggera insoddisfazione da parte del partner per far sentire questi soggetti in colpa.
Hanno difficoltà a portare avanti grandi progetti; si prendono uno spazio esagerato nelle relazioni; difficilmente sono contenti dei loro risultati; si sminuiscono per piacere agli altri.
Hanno paura di causare dolore agli altri; fanno di tutto per essere amati e accettati.
Si sentono spesso ingombranti e di troppo.
La sorgente della vita diventa uno strumento di strangolamento.
Queste persone avranno una relazione di odio/amore nei confronti della vita. Hanno bisogno di creare delle situazioni pericolose per sentirsi vitali.
Nelle relazioni tendono a desiderare un attaccamento ombelicale e allo stesso tempo respingono il partner.
L’intimità viene sentita come rischiosa e si sentono soffocati nelle loro relazioni.
Si trovano a loro agio nelle situazioni di crisi, si sentono tagliati fuori dalle loro emozioni.
Ogni genere di legame può generare il panico, tendono a sabotare la creatività.
Tendono a crearsi delle situazioni in cui la vita viene messa in pericolo; sono molto sensibili alle situazioni di “soffocamento”; l’intimità può costituire un fattore di rischio.
Spesso non sopportano le cravatte e tengono slacciato l’ultimo bottone del colletto e dicono frequantemente: “Tutto questo mi sta uccidendo”, proprio nel momento in cui si sentono più vive.
Qualsiasi situazione intricata può far riemergere il panico primario; tendono a soffocare ogni forma di creatività.
I gemelli sono molto telepatici a causa della loro connessione intuitiva nell’utero.
Di solito il gemello che esce per primo si sente in colpa e il secondo prova rabbia per essere abbandonato.
Nel caso che la madre e/o il dottore non sapesse che c’era il secondo gemello, questi potrà pensare “nessuno mi nota” o “non dovrei essere qui”.
Se uno dei gemelli muore al momento della nascita l’altro penserà che qualcuno deve morire perché lui possa sopravvivere.
Spesso i gemelli hanno pensieri del tipo “sono separato” o “non c’è spazio per me” o “ho bisogno di qualcun altro per sentirmi libero”.
Il primo gemello, di solito, è un leader, mentre il secondo è un seguace; sentono che gli altri hanno dei vantaggi su di loro e di avere un ruolo secondario nelle relazioni.
Spesso si aspettano che il loro partner prenda l’iniziativa; trovano innaturale pensare prima a se stessi; nel sesso si assicurano che il partner finisca per primo; si lamentano di essere estremamente dipendenti.
Hanno paura dell’intimità e della vicinanza e nello stesso tempo, la desiderano intensamente; vogliono il loro spazio personale.
Nessuno in realtà è veramente non voluto, perché il risultato di essere nati, rivela la vera intenzione.
Una persona non desiderata ha delle difficoltà a sentirsi desiderata in una relazione, tende a non sentirsi meritevole di amore o addirittura di vivere.
Spesso se incontra qualcuno che lo desidera veramente, tende a interpretare la parte dei suoi genitori, e a rifiutarla. Molti per compensare il fatto di essere indesiderati, cercano di rendersi indispensabili.
Una persona non pianificata sarà facilmente una persona che manca di organizzazione. Chi nasce per caso tenderà ad attribuire la medesima qualità alle proprie relazioni, non riconoscendo il fatto di crearle.
Chi nasce illegittimo avrà la tendenza a non essere in regola e a nascondersi, specialmente nella sessualità.
Oppure ad essere fortemente legittimo facendo una professione legata al rispetto della legge.
Tendono a essere respinti nelle relazioni oppure a giocare il ruolo dei genitori respingendo chiunque li desideri; cercano di rendersi indispensabili per non essere respinti; se sono illegittimi tendono a essere servili.
Se illegittimi avranno problemi con le tasse, il matrimonio e altre forme legali; se non sono pianificati avranno problemi nel pianificare o pianificheranno all’estremo per compensare.
Avranno una propensione ad avere incidenti, se la loro nascita è stato un incidente; sentiranno che le relazioni li portano fuori strada se sono nati nel momento sbagliato per i loro genitori.
Chi viene dopo una gravidanza non portata a termine, spesso ha un trauma pre-natale dovuto alla paura della madre, che si traduce in una paura della perdita e in un senso di insicurezza.
Spesso il bambino sente di dover sostituire il bambino precedentemente morto, oppure questa consapevolezza si traduce nel pensiero “devo morire per poter vivere”.
Coloro che sopravvivono a dei tentativi d’aborto pensano spesso: “non dovrei essere qui” e tendono ad essere arrabbiati e colpevolizzanti nei confronti della madre.
La morte di qualcuno durante la gravidanza o subito dopo il parto può creare un’atmosfera di depressione attorno al bambino che può indurlo sia a nascere prima, sia ad attrarre persone deprimenti nella propria vita.
Hanno paura della vita; pensano che qualcuno li voglia uccidere e di non voler vivere; pensano che la vita sia dolorosa e non si fidano degli altri nelle relazioni.
Non si sentono desiderati nelle relazioni; hanno la sensazione di non dover essere qui.
Hanno la tendenza a preoccuparsi delle cose in modo estremo.
Si ha questa sindrome quando il bambino nasce di sesso diverso da come i genitori si aspettavano e anche da come uno solo dei genitori si aspettava. Il bambino, che è un essere cosciente già nell’utero, sa già che sarà una delusione, e questa situazione gli sembrerà senza vie d’uscita.
Questo fa parte anche del trauma del concepimento della persona che ha scelto dei genitori che desideravano un figlio del sesso opposto.
Questi bambini tenderanno spesso a identificarsi col sesso opposto. Si sentiranno confusi rispetto alla loro identità sessuale e a ciò che gli altri si aspettano da loro in quanto uomo o donna.
Tenderanno a creare delle relazioni nelle quali si sentiranno non adeguati in quanto uomini o donne.
Si sentono non accettati, tristi, arrabbiati e provano risentimento nelle relazioni in cui, peralro, non si accettano.
Si sentono insoddisfatti nelle relazioni perchè non sanno cosa dare/ricevere; vedono il mondo e le relazioni come un luogo ostile. La pubertà è un grosso problema; talvolta sono più felici da soli; hanno paura di essere delusi.
Ogni nascita è allo stesso tempo normale e unica. Una persona la cui nascita viene definita “normale” tenderà a considerare normali le circostanze che l’hanno accompagnata anche se queste sono sofferenza. Tende quindi a ricercare nelle proprie relazioni paura, fatica, colpa.
Persone nate in modo normale spesso si sentiranno comuni, insignificanti, niente di speciale. Avranno sensi di colpa verso fratelli con nascite più drammatiche o nei confronti di persone che le giudicheranno perché a loro sembra andare tutto liscio. In ogni caso la nascita è sempre in qualche modo traumatica.
Vengono spesso chiamate normali nascite che non lo sono affatto. L’influenza di una nascita normale sulle relazioni dell’adulto dipende da ciò che viene considerato normale. Se la nascita è stata veramente normale, nel senso di facile, veloce e piacevole, l’adulto potrà essere una persona rilassata, che si sente amata e desiderata.
Gli piace la gente, con pochi problemi nelle relazioni, con una relazione sana con la madre, capace di prendersi cura di sé stesso e stare da solo. Si trova a proprio agio in una relazione intima. Oppure potrà sentire di non essere niente di speciale, di essere uno qualsiasi, aver paura di essere differente o di eccellere, essere un conformista.
Abbiamo riscontrato nei nostri numerosi anni di esperienza e ricerca, che esistono molto spesso casi con più modalità contemporanee durante la stessa nascita. Ad esempio possiamo avere un figlio non voluto al concepimento che poi nasce in ritardo, con l’uso dell’ossitocina.
Oppure una nascita dove si è provato veramente di tutto per aiutare il bambino a venire al mondo e poi alla fine, non riuscendo, si è utilizzato il forcipe. Come reagiscono queste persone nella loro vita?
Abbiamo osservato che la vita di queste persone è davvero complicata. Pensano che la vita sia difficile e complicata. È necessario un lavoro di rielaborazione del trauma di nascita, cercando di scomporlo in parti, non potendo lavorare su tutto lo scenario in una sola volta.
Questo è vero sempre, per qualsiasi tipo di nascita ma è oltremodo necessario per le nascite complicate dove le modalità sono state più di una.
Quelle relative a ogni trauma subito.
In Italia, ogni anno, si sottopongono alla fecondazione assistita più di cinquantamila coppie. Anche nel resto del mondo la situazione è analoga e i dati rilevano un continuo aumento.
Non ne sappiamo ancora molto sulle conseguenze di questo tipo di concepimento sul nascituro. Possiamo immaginare che siano figli molto desiderati, anche se riteniamo che questo tipo di concepimento abbia creato molto stress e ansia ai genitori.
Queste coppie infatti affrontano un percorso difficile e impegnativo, soprattutto dal punto di vista psicologico. Per le donne c’è anche un grosso impegno per quanto riguarda la parte fisica, dovendo sottoporsi a pesanti cure ormonali.
Spesso per riuscire ad avere un figlio, esse devono sottoporsi a molteplici tentativi, con inevitabili ripercussioni nella vita della coppia nei frequenti casi di fallimento.
Per riuscire a superare il trauma di nascita è necessario prima di tutto sapere quali siano state le proprie modalità di nascita. Moltissimi di noi sono, a riguardo, in possesso di pochissime informazioni. Nella nostra Scuola, sosteniamo tutti i nostri allievi a intervistare la propria madre, sui dettagli della fase legata alla nascita. È incredibile come ogni volta tutti tornino, dalle loro interviste, arricchiti di particolari e circostanze di cui, il più delle volte, neanche sospettavano l’esistenza.
Il secondo passo sarà quello di lavorare sull’accettazione e la trasformazione delle decisioni prese su quanto è avvenuto. Questa è la fase più difficile, visto che molti traumi, dopo essere stati “sepolti” per anni generano, una volta portati a livello di consapevolezza, rabbia e risentimento.
Per questo nella nostra Scuola abbiamo inserito il lavoro di rinegoziazione dei traumi e il focusing, integrandoli al Rebirthing per rendere il lavoro più facile e risolutivo.
L’ultima fase sarà quella di portare il nostro cambiamento nella vita di tutti i giorni, nel lavoro come nelle relazioni.
Insomma, non sarà possibile cambiare le proprie condizioni di nascita, ma si potrà lavorare sulle decisioni inconsce che si sono prese in quel momento. In tal modo potremo liberare le energie vitali rimaste bloccate nelle convinzioni limitanti legate allo schema originario.
Non si pensi che questi passaggi, sopra descritti in modo sintetico, siano di facile esecuzione: possono richiedere parecchi mesi, a volte anni di lavoro. Nel corso del triennio di formazione diamo molta importanza agli aspetti legati alla nascita, sia dal punto di vista teorico che su quello esperienziale.
Il seminario residenziale di respirazione in acqua calda è totalmente dedicato a questo tema.
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