Da anni mi occupo di raccogliere la spazzatura che trovo in giro, in campagna, al mare, vicino ai fiumi, sia da sola che durante i miei corsi residenziali biotopo.
È una buona abitudine che mi è venuta non so come. Ad un certo punto ho sentito l’esigenza (ad esempio quando portavo i primi gruppi tanti tanti anni fa a respirare nei fiumi) di pulire gli spazi che ci accoglievano, come segno di gratitudine o anche con l’idea di lasciare lo spazio più pulito di come l’avevamo trovato.
Ho anche iniziato a chiedere il permesso al genius loci del luogo per poter lavorare in modo sacro e rispettoso. Alla fine del rito, di qualunque rituale, offriamo alla terra qualcosa di naturale per ringraziare dell’ospitalità, dell’accoglienza e dei bei risultati che tutti i partecipanti di solito ricevono.
Ecco, stamattina come tante mattine, durante la mia camminata in Alto Adige (dato che sono in vacanza) ho potuto notare la solita distesa di fazzoletti sporchi che spesso trovo.
Il termine biotopo (greco: bios = vita, topos = luogo) significa “aera di limitate dimensioni” ed è dunque una componente dell’ecosistema caratterizzata da fattori abiotici (non viventi). Ad esempio terreno o substrato, con le sue caratteristiche fisiche e chimiche, temperatura, umidità, luce e così via.
Una tutela efficace per specie rare o minacciate sia floristiche che faunistiche può avvenire solo tramite la conservazione dei loro habitat. Per questo motivo, gli ambienti naturali o vicini alla naturalità, spesso determinati o creati dalle attività antropiche, vengono tutelati in Alto Adige sotto forma di “biotopi”.
All’interno di ogni biotopo è sostanzialmente vietata ogni forma di modifica ambientale, sia rispetto al quadro paesaggistico sia agli aspetti naturalistici. Particolare riguardo e attenzione per la flora e la fauna, nonché il tessuto idrologico e microclimatico.
Proprio in uno dei tanti biotopi dell’Alto Adige, non che in un altro luogo sia bello da vedere ma qui mi ha fatto ancora più effetto. Allora mi immedesimo in chi getta la carta dopo aver fatto la pipì. Io l’ho sempre messa in borsa e portata a casa e allora mi chiedo perché non ci si pensa?
Penso che molti non ci pensino affatto, altri pensano che tanto si biodegradano, rovinando intanto il panorama. Mi sento indignata e osservo le distese di fazzoletti e penso che poco rispetto abbiamo per nostra madre Terra. Penso come possiamo occuparci di cose più grandi se già con le piccole non troviamo soluzioni o nemmeno ci pensiamo.
Ma non sono soddisfatta dei miei pensieri e allora chiamo il mio caro amico Marcello Colla che mi spiega. I fazzoletti di carta sono sbiancati col cloro e lasciano comunque sostanze nel terreno. Inoltre possono essere mangiati da animali che possono soffocare.
Aggiunge che se proprio non se ne può fare a meno, di portarsi da casa degli strappi di carta igienica naturale e non sbiancata che si biodegrada più in fretta. I fazzoletti “normali” impiegano fino a sei mesi per degradarsi. Rimango della mia idea che il fazzolettino o la carta igienica sporca si possono mettere in un sacchetto e portarseli a casa.
Spero con queste parole di dare l’occasione di riflettere, cosa puoi fare tu per questo meraviglioso pianeta? Quali piccole / grandi azioni puoi intraprendere per renderlo un luogo migliore?
Home page del nostro sito: CLICCA QUI
La nostra Scuola: CLICCA QUI
Chi siamo: CLICCA QUI