L’altruismo è un dono, un gesto, un’attenzione che diamo agli altri, senza aspettarci nulla in cambio. Ma succede che meno ci aspettiamo e più riceviamo. Un gesto puro e gentile che provoca come ritorno un’ondata di effetti positivi.
Che bello potersi prendere cura degli altri ed essere altruisti! Lo sapete che usare l’altruismo nella propria vita porta a dei vantaggi? Ad esempio l’altruismo produce in abbondanza serotonina, ossitocina e endorfine: le molecole della felicità.
Il cuore si riempie di felicità quando ci sentiamo utili. Quando aiutiamo qualcuno in modo disinteressato, il ritorno in termini di benessere è assicurato. Ma non pensiamo a questo quando aiutiamo: pensiamo e sentiamo che non ne possiamo fare a meno. Che quando l’altro è felice anche noi lo siamo.
“Guardarsi negli occhi senza sfidarsi; avvicinarsi gli uni gli altri senza incutersi paura; aiutarsi scambievolmente senza compromessi; cercare il dialogo tenendo presente la differenza tra errore ed errante.”
Papa Giovanni XXIII
“Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi,
non avrò vissuto invano.
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena,
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido,
non avrò vissuto invano.”
Emily Dickinson
Quando i miei studenti o clienti raggiungono un loro obiettivo io mi sento felice, piena di endorfine. Quando qualcuno raggiunge ciò che lo fa sentire bene, dai più piccoli ai più grandi obiettivi, anche io provo gioia.
L’altruismo dal latino “alter” è l’atteggiamento di chi si preoccupa del bene altrui e prescindere dal proprio; a volte affronta un rischio o un costo ma non ci pensa, perché è proiettato ad aiutare.
Il termine altruismo è stato coniato nei primi dell’Ottocento da Auguste Comte, uno dei padri della sociologia e fondatore del Positivismo. Sostiene che l’altruismo presuppone l’eliminazione di ogni desiderio egoista ed egocentrico. Dunque una vita dedicata al bene altrui.
L’agape del Cristianesimo è un amore incondizionato verso gli esseri umani. Maitri e Karuna, l’amore altruista e la compassione del buddismo, si estendono a tutti gli esseri viventi.
Mentre Seva è un termine di origine sanscrita per indicare il servizio disinteressato, in altre parole svolto senza aspettativa di un risultato o ricompensa per la persona che lo svolge. Il Seva assume significato se c’è un’apertura di cuore; può essere rivolto verso tutti gli esseri viventi, animali, piante e a tutta la natura. Ad esempio la nostra preoccupazione su cosa fare per il clima e per il nostro bel pianeta.
Seva è rivolto all’umanità e viene praticato attraverso il lavoro fisico, o prendendosi cura della casa, dei vestiti, delle medicine, o ancora si occupa di prendersi cura dei più deboli proteggendoli. Il servizio può essere fatto anche attraverso l’insegnamento, ispirando spiritualmente
In generale con questo termine viene espresso l’interesse dimostrato per il benessere, sia nel senso della sopravvivenza che in quello della qualità della vita, dei membri della propria specie o perfino di altre specie. Normalmente questo viene considerato come una qualità positiva, perché migliora indirettamente le proprie possibilità di sopravvivenza e benessere.
Nella vita quotidiana è possibile mettere in pratica con dei piccoli gesti altruistici che arricchiscono la vita e gli altri: un aiuto in famiglia o a un amico, cedere il posto in autobus, aiutare un anziano ad attraversare la strada. Fino ad arrivare ai gesti più grandi. Dare e ricevere sono due facce della stessa medaglia.
Quando avevo dodici anni mia zia Eliana mi portava con lei presso gli orfanotrofi di Milano a giocare con i bambini. Lei faceva un gesto di grande cuore. Per me era un onore andare con lei. Uscivo a pezzi dal punto di vista emotivo ma felice di aver giocato con loro e di aver passato le mie domeniche così. Sentivo che stavo ricevendo più di quanto davo. Ad esempio, sentivo meno la solitudine; anche il mio senso di inutilità e di non valore svanivano. Stare con loro li faceva stare meglio, ma aiutava tanto anche noi!
A diciotto anni decisi di andare con la Caritas Ambrosiana, come educatrice, in montagna per un mese con trentaquattro bambini (maschi) dai quattro ai tredici anni. È stata un’esperienza difficile, impegnativa ma anche un modo di donare il mio tempo e il mio amore del tutto incondizionato. Ho dovuto imparare in fretta e senza nessun tipo di aiuto. Un’esperienza fortemente stimolante anche se, pensandoci adesso un po’ traumatizzante e di grande responsabilità. Quante ore lavoravamo ogni giorno io e la mia amica Laura? Eppure non ci accorgevamo nemmeno. Non era un sacrificio come intendiamo noi comunemente, cioè qualcosa di pesante ma un Seva, un servizio all’umanità, con il cuore e con l’umiltà. Imparando tantissimo.
Negli anni Novanta, dopo la frequentazione della scuola internazionale di Rebirthing, sono diventata assistente dei miei insegnanti. Alcuni di loro avevano imparato l’essenza del servizio all’umanità presso gli ashram di Babaji e cercavano di trasmetterla a noi assistenti nei loro corsi. È stato un bell’ allenamento e ho potuto comprendere a fondo il significato di aiutare, dare, esserci senza aspettarsi una ricompensa.
Anche nella nostra Scuola di Counseling Esperienziale e Relazionale, la figura dell’assistente e del tutor è una figura importantissima: permette di lavorare, in aula e fuori, con enorme qualità. Gli assistenti partecipano nuovamente alla scuola, di modo che possano ripassare o riprendere argomenti importanti per la crescita personale e professionale. Mentre fanno questo hanno il privilegio di poter “servire” e dare amore incondizionato ai partecipanti, crescendo e migliorando la qualità della propria vita.
Perché stiamo bene quando diventiamo altruisti? L’altruismo è un’espressione della nostra natura più profonda. Ci permette di esprimere la nostra empatia ed essere empatici ci fa sentire connessi agli altri oltre che alla nostra più profonda essenza. Si viene quindi a creare un circolo positivo e utile anche per la nostra autostima.
Daniela Zicari
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